venerdì 10 giugno 2011

Opera n. 10: FRUTTI GLORIOSI


Questa installazione è collocata in una grande buca provocata dallo scoppio di granate di vario calibro, che all’epoca hanno spappolato qualsiasi cosa o essere vivente. Nulla ci si aspetta da un simile evento distruttore e da un luogo così desolato. Da questa buca, invece, “nascono” degli alberi senza vita, secchi, che in futuro non porteranno né foglie, né frutti, perché originati da una mutazione genetica dovuta alla Guerra. Sul loro tronco emergono solo delle grandi “piastrine di riconoscimento”, oggetti che i soldati a partire dalla Grande Guerra, portavano al collo come segno di identificazione, perché contenevano tutti i dati personali, utili nella vita e, purtroppo, ancor più nella morte.

"Tutto quello che possiamo fare è solo come una goccia d'acqua nell'oceano.
Ma se non lo facciamo l'oceano rimarrà per sempre privo di quella goccia.
Lo stesso vale per te, basta cominciare.
Alla fine della vita non saremo giudicati per le grandi opere che saremo riusciti a realizzare, ma saremo giudicati sull'amore."
Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace 1979

Opera n. 9: GLI IMMORTALI


La radura dove è posizionata questa composizione brulica di grossi massi biancastri, informi, anonimi, pietre comuni della zona. Il gruppo di pietre che vanno a costituire la composizione è diverso dagli altri: ogni pietra, infatti, porta incise simbolicamente delle iniziali, a Memoria degli innumerevoli soldati che hanno perduto la Vita o sono risultati dispersi nel corso delle Guerre. Sono trascorsi novanta anni dal termine del conflitto, e, spesso, anche nelle famiglie dei soldati, dei caduti o degli eroi è andata perduta la Memoria storica dei loro cari… Ecco allora che, a delle semplici pietre, in un luogo Sacro, è dato il compito di mantenerla viva.

"Non so come, non so dove, ma tutto perdurerà:
di vita in vita e ancora da morte in vita
come onde sulle balze di un fiume senza fine."
David Maria Turoldo, 1916-1992

Opera n.. 8: LABIRINTO NERO


Questa installazione prende spunto dal luogo stesso in cui si colloca e dalla presenza di pietre di grandi dimensioni disseminate in tutta l’area. Le pietre sono riunite in modo da permettere il passaggio di una persona alla volta, la quale si volgerà al cuore della composizione, entrando quasi in un labirinto, entro il quale spicca un blocco squadrato di granito nero. Il nucleo della composizione è costituito dal parallelepipedo nero, circondato da una selva di massi biancastri, sul quale sono incise singole parole o lettere o poesie che esaltano il valore della Pace. Un valore indiscutibile, celato dal biancore anonimo della quotidianità che tende a rendere tutto banale, una verità difficile da raggiungere, una possibilità rivolta a tutti.

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente.
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
Bertold Brecht. 1898-1956

Opera n.. 7: FIORE VIVO


La composizione è costituita da una serie di fiori giganteschi realizzati in “acciaio corten”, che ben si addice al posto con la sua caratteristica tonalità simile al ferro arrugginito, elemento costantemente presente nei siti interessati dagli eventi bellici. Una selva di fiori arrugginiti, alti 100 cm. con diametro di 40/50 cm., tristi segni di distruzione, sono redenti da un fiore colorato posizionato nel centro, messaggero di speranza e di fiducia che dopo tanta distruzione la Vita ritornerà a fiorire e a germogliare, spazzando via l’angoscia del passato.

"... e tornarono i Galliesi nella loro terra devastata e sconvolta, vi tornarono per ricostruire il proprio paese più bello e più ridente di prima, vi tonarono per riaffermare l'amore e l'attaccamento alla terra natia, dote peculiare e stupenda della gente della montagna."
Bepi Boccardo. Gallio, 1986

Opera n.. 6: ESERCITI


Questa composizione rappresenta i due eserciti (italiano ed austro ungarico) che sulle montagne circostanti si sono fronteggiati nel corso della Grande Guerra. Elmetti, corrispondenti a quelli in uso nei due eserciti, si contrappongono, posizionati simbolicamente nella medesima direzione mantenuta dagli eserciti nel periodo bellico. Le due schiere di elmetti esaltano il momento dello scontro, il cui solo risultato sarà la Morte, simboleggiata da quattro teschi collocati al centro.

"L'unico grande male che deve essere combattuto
non è un gruppo di persone o un altro,
quanto piuttosto l'odio che continua a radicarsi nel cuore degli uomini."
Mairead Corrigan Maguire, Premio Nobel per la Pace 1976
Betty Williams, Premio Nobel per la Pace 1976
Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel per la Pace 1980
Desmon Mpilo Tutu, Premio Nobel per la Pace 1984
14° Dalai Lama (Tenzin Gyatso), Premio Nobel per la Pace 1989
Rigoberta Menchu Tum, Premio Nobel per la Pace 1992
Joseph Rotblat, Premio Nobel per la Pace 1995
Jody Williams, Premio Nobel per la Pace 1997